Wurzburger – Castiello (PD): «Appello al Fec e al Ministero per i Beni Culturali: Intervenite presto! Sant’Agostino va alla deriva» «È la storia infinita: una chiesa che sembra non trovare mai la strada per riaprire. Quando sembra che stiamo per farcela, ripiombiamo in un nuovo problema», commentano così Gianfranco Wurzburger e Salvatore Castiello, rispettivamente assessore alla Vivibilità e consigliere della II Municipalità, promotori di molteplici battaglie per la riapertura della storica chiesa di Sant'Agostino alla Zecca che questa mattina ha subito un nuovo “incidente”: il crollo di un grosso blocco di piperno che si è staccato in prossimità delle campane dal cornicione del terzo ordine superiore della facciata del luogo di culto. «Ci siamo attivati subito e abbiamo allertato la Soprintendenza, ma non basta – dicono Wurzburger e Castiello – il nostro appello va al Fec (Fondo edifici culto) e al Ministero per i Beni Culturali (proprietari della chiesa) ad intervenire. Fate presto!». L’appello di Wurzburger e Castiello nacque già all’indomani del terremoto del 1980, quando la chiesa fu chiusa per i notevoli danni subiti. Nel 1998 nacque il Comitato per la tutela e la salvaguardia della chiesa, in seguito ad un incendio appiccato nel giorno dei falò della festa di Sant’Antonio Abate che distrusse lo splendido portale trecentesco. Sant’Agostino alla Zecca per anni fu abbandonata a se stessa. Il Comitato, allora, allertò giornalisti, politici, Istituzioni. Raccolse fondi per invitare simbolicamente alla ricostruzione della chiesa posizionando grossi salvadanai nei negozi e nelle attività commerciali del quartiere.
«Nel 2008, l'allora ministro dei Beni e delle Attività culturali, Sandro Bondi, si impegnò per il restauro della chiesa – ricordano Wurzburger e Castiello - stanziando 1.600 mila euro a cui ne furono aggiunti dal FEC altri 600mila per i lavori della facciata. Le operazioni di restyling si sarebbero dovuto concludere nel 2009: siamo nel 2011 e finalmente è stata indetta la gara di appalto». Il finanziamento già allora non bastava per il restauro del campanile e delle catacombe, dove c’è la cripta con le ossa venerate, come si faceva anche al cimitero delle Fontanelle.
«Il campanile – dicono Wurzburger e Castiello – sembrava la parte più solida e meno a rischio, ma l’edificio è abbandonato a se stesso, circondato da erbacce che naturalmente ne minano la staticità in ogni sua parte. Come si può permettere che una bellezza di tal genere sia abbandonata e incustodita? È ancora in atto la vertenza per stabilire l’eventuale proprietà di privati del campanile stesso – spiegano gli esponenti della Municipalità – e intanto si permette che Sant’Agostino alla Zecca crolli a pezzi».
“Un patrimonio immenso – concludono Wurzburger e Castiello - che conserva gli affreschi di Giacinto Diano, il pulpito in marmo di Porto Venere e ancora le tombe del musicista settecentesco Niccolò Jommelli e del servo di Dio, Giovan Battista Jossa, usciere del Tribunale ai tempi di Murat e che potrebbe diventare una importante risorsa per i giovani di forcella”.