La Municipalità: senza caos e con maggiore vivibilità i cittadini hanno apprezzato la presenza delle istituzioni
04/05/2009 IL MATTINO
PIETRO TRECCAGNOLI Sangue su sangue. Il giorno dopo il miracolo di san Gennaro, Forcella s’è risvegliata con un sogno nuovo e antico: che il sangue del patrono sostituisca il sangue della violenza quotidiana. Qui, sabato scorso, è avvenuta la liquefazione e ora sembra che la speranza, parola che il cardinale Crescenzio Sepe coniuga in tutte le declinazioni, sia rinata. È presto per dirlo. Ma non è poco per sentirlo. E così, com’è giusto che sia, la gente si aspetta di più da chi esercita il potere. Che non sia come sempre, insomma: passato il santo, passata la festa. Don Carmine Nappo, parroco di Santa Maria Egiziaca, da cui dipende Sant’Agrippino, una delle chiese più antiche di Forcella e di Napoli, è ancora entusiasta e commosso dal miracolo del patrono, soprattutto dal miracolo della gente del quartiere. Appesi ai balconi c’erano coperte colorate, dall’alto cadevano petali di fiori. «Non è stata solo un’espressione di folklore» spiega Nappo. «Ma è stata la manifestazione di un’autentica devozione popolare, di una fede tenacemente radicata. Forcella per un giorno è tornata a essere quella che tutti desideriamo: un quartiere che la gente non ha paura di attraversare». Chi vive qui invoca la presenza delle istituzioni. Certo, la delinquenza la teme, ma la parte della sana del rione dei Giuliano non vuole essere abbandonata nelle mani della malavita, nel gorgo di una leggenda nera. La processione è passata davanti al luogo dove fu stroncata la giovane vita di Annalisa Durante, ormai un simbolo del cambiamento. «Forcella è una realtà complessa» aggiunge Nappo. «È un fantasma che fa paura a tutti, però bisogna capire che Forcella non è solo quella che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi sessant’anni. Il rione è antico quasi quanto la stessa Napoli. Qui ci sono stati i primi insediamenti cristiani. E il motto del quartiere, scritto proprio sul portone di Sant’Agrippino è: “Siamo nati per fare il bene”». Un motto troppo spesso dimenticato da chi vive in questi vicoli dove non entra l’odore del mare, dove il sole fatica a illuminare le case, dove i profumi della vita quotidiana si mescolano con il puzzo del fumo degli scooter frastornanti dalle marmitte sfondate. Forcella è l’unica piazza rimasta per i banchetti delle sigarette di contrabbando. I bassi da tempo sono abitati dai migranti, perlopiù cingalesi. Ma ci sono anche molti pakistani, africani, rumeni e ucraini. Qui vive gran parte dei venditori di merce contraffatta che viene venduta sui marciapiedi di Toledo e di via Chiaia. Si riforniscono ai grossisti del falso di altre zone di Napoli, al Lavinaio in particolare. «La presenza della camorra è ancora pervasiva» commenta l’assessore municipale alla Vivibilità, Gianfranco Wurzburger, che per una parte della processione ha portato il baldacchino con le reliquie di san Gennaro. «La gente comune era entusiasta della presenza delle istituzioni. Per un giorno si sono sentiti uguali agli altri. Strade ripulite dalla spazzatura e dalle auto in perenne divieto di sosta. Si chiedevano: “Perché non è sempre così?”. Certo, ma ci vorrebbe anche una collaborazione continua dei cittadini. Non si possono tenere i vigili sempre e solo a Forcella, ventiquattrore su ventiquattro». È facile autoassolversi, però. «Purtroppo» ammette Wurzburger «i riflettori vengono accesi dopo episodi tragici come l’uccisione della Durante. Poi si spengono e tutto torna come prima». San Gennaro, per chi ha fede in lui, ci ha messo la sua mano. E il suo sangue.
lunedì 4 maggio 2009
IL PATRONO LA RICORRENZA
La sfida di Forcella: basta sangue di camorra
Il parroco di Sant’Agrippino: non è stata solo devozione, per un giorno il quartiere è tornato a vivere
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