11/03/2009
Il rione decapitato dalla Storia qui l’illegalità diventa la regola
PIETRO TRECCAGNOLI - IL MATTINO
Piazza Mercato è il retrobottega della città. È la faccia triste di Napoli, la parente povera e maltrattata della luccicante piazza del Plebiscito, che pure si lamenta. Tra Palazzo Reale e San Francesco di Paola c’era un parcheggio (e sembra un’età giurassica). Dietro la muraglia di palazzo Ottieri, tra la chiesa Sant’Eligio imbrattata e il Carmine, il tappeto di lamiere che copre gli antichi basoli c’era fino a ieri mattina, prima del blitz dei vigili. Un primo segnale che vorrebbe andare nella direzione di un recupero di un luogo decapitato dalla Storia e dalla cronaca, dai re Angioini che qui tagliarono la testa all’ultimo imperatore di Svevia, Corradino, e dai vandali spiccioli che sempre qui hanno spezzato la testa delle otto sfingi alla base delle fontane del Seguro, Piazza Mercato ieri è stata, così, il palcoscenico delle incancellabili ambiguità della città. Ambiguità che in tempo di crisi economica minacciano sempre più di tracimare in tragedia. Proprio appoggiate a una delle fontane c’erano le porte di ferro che i ragazzi del quartiere usano per giocare a calcetto. Sono state portate via dai carri attrezzi che hanno lavorato anche per smantellare le baracche che da anni fanno da barriera alla chiesa della Santa Croce. Sono container o anche camion attrezzati a bottega. E sono l’esempio dell’eterna flessibilità del commercio. A dicembre vendono addobbi natalizi, ad agosto ombrelloni e sedie sdraio. Ma più che la rabbia per il degrado prevale da sempre l’abitudine. Ciò che altrove indigna, qui, appare lecito. I commercianti, molti anche se non tutti, difendono i parcheggiatori abusivi. «A Natale ci portano pure il panettone e lo spumante» spiega Pasquale, 51 anni, un passato, ammette, da tossico, indultato. Lui con altre sette persone fa i turni, come un azienda vera e propria. «Ci cacciano, ma questa è la nostra campata, che dobbiamo fare? Tornare a rubare?» incalza Umberto, che confessa, nel senso letterale, un curriculum di rapinatore, ma che dal 1984 (un quarto di secolo fa) si occupa delle auto e ha smesso di delinquere, perché, spiega dalla sua prospettiva, quello di parcheggiatore abusivo è pur sempre un lavoro pulito. «Da quando ci siamo noi non è mai stata rubata un’auto» aggiunge. «E se fregano qualche stereo o uno specchietto noi rimborsiamo il cliente. Noi non facciamo parte di nessun Sistema, anzi siccome controlliamo la piazza di notte, non ci sono più scippi e rapine. Ma quali centinaia di euro al mese? Sì e no ce ne danno 30. E da noi l’auto la mettono tutti, dai sindacalisti della Cgil agli insegnanti. E accettiamo ogni offerta: persino 20 centesimi». Nella logica di questa città, spiega un residente, i parcheggiatori del Mercato, sentono di stare dalla parte della ragione. Mario Piscopo, proprietario del grande negozio di corredi, «Pescatore», riflette: «Ma perché non riaprono il grande rifugio che sta proprio sotto la piazza, quello che si utilizzava durante i bombardamenti dell’ultima guerra? Purtroppo non c’è nessun progetto e dopo questo blitz noi commercianti avremo ancora meno clienti. Se vi viene sequestrata la macchina oggi, non tornerete più». E sì, resta sanguinante, come una ferita, il futuro di una piazza che la Storia ha esaltato, ma la politica ha dimenticato, se non offeso. L’assessore alla vivibilità della II Municipalità, Gianfranco Wurzburger da un lato plaude al ripristino della legalità, dall’altro s’interroga su un abusivismo che, comunque, dà da vivere: «L’illegalità non va avallata, ma bisogna garantire alternative. Sempre. L’illegalità si contrasta con la legalità, la formazione e soprattutto il lavoro». Ma questo è un orizzonte che va molto al di là della notte del Carmine.
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