Vivere a Forcella con l' incubo dei crolli
Repubblica — 01 agosto 2009 pagina 1 sezione: NAPOLI
Repubblica — 01 agosto 2009 pagina 1 sezione: NAPOLI
NINO, 8 anni, gioca tra i tubi Innocenti arrugginiti. Giovanna, 81, a casa sua non vede più il sole da trent' anni. E c' è un uomo nel vicolo che raccogliee conservai bulloni che cadono dalle impalcature: «Faccio la collezione, così quando moriremo tutti, troveranno il mio tesoro e sapranno che è stata colpa dell' indifferenza». Forcella, vico Croce Sant' Agostino: quaranta famiglie vivono intrappolate dai puntelli montati dopo il terremoto del 1980. Nel vicolo di fronte è nato Nino Taranto. In quello accanto Bud Spencer. Siamo nel cuore di Napoli. Da 29 anni i palazzi a rischio e le impalcature cadono a pezzi insieme, tra furti e crolli. L' ultimo 48 ore fa, in un palazzo di proprietà del Comune. «STAVO stendendo i panni - racconta Patrizia Ferrara - Ho sentito cadere delle pietre e pensavo fossero i colombi. Poi un boato e una nube di polvere che è salita fino al terzo piano. Tremava tutto». Sono crollati tre solai e alcuni calcinacci. Il palazzo è in stato di abbandono. E a rendere ancora più minacciosa la sua stabilità è una costruzione privata abusiva di almeno due piani, con tanto di parabolica sul tetto, che preme sull' edificio. I vigili del fuoco hanno fasciato il palazzo con nuove transenne e hanno chiuso il tratto di vicolo che sbocca su piazza Salvatore Trinchese. «Così siamo intrappolati. Non abbiamo vie di fuga», spiega la signora Ferrara, mimando la trappola. L' uscita di fronte, quella che dà su via Forcella, è chiusa per tre quarti da altre impalcature. Identica foresta di tubi in vico Tarallari. «In casa con me vivonoi miei tre figlie 11 nipoti che giocano trai tubi come bimbi in gabbia - sull' uscio di casa fa capolino Giulia D' Alpino - Se qui crolla un palazzo crollano tutti». Molti dei puntelli sono così consumati dalla ruggine che non poggiano più per terra, ma sono vertiginosamente sospesi nel vuoto. E i tubi sani invece ci pensano i ladri a farli sparire. Ma l' angoscia non è solo quella dei crolli. Nei ruderi ci sono carcasse di cani e gatti morti, colombi, scarafaggi. Tombini e finestre sono coperti con le reti. Una crepa del marciapiede è stata murata alla ben meglio con un vecchio tappeto e tre sassi, per impedire ai topi di uscire. E tutto diventa normale. «Ho messo una tettoia sull' uscio perché cadevano pezzi di intonaco - racconta Giovanna Mendozza, 81 anni, seduta su una sedia di plastica sotto una capriata di tubi - Non ho un altro posto dove andare. Qui sono nata e qui morirò, senza più vedere il sole». Nel vicolo l' aria è immobile. E il caldo preme dall' alto. Anche in vico Taralli su un palazzo pericolante è stato costruito un attico abusivo, con terrazzo e lampioncini: «Lì fu ucciso Eduardo Bove, il boss», mormora il vicolo. Bove, ammazzato nel 2005, era il referente dei Mazzarella. Se il Comune è latitante, qui i clan hanno lasciato il segno con le costruzioni abusivee la vecchia cappella della Madonna, fatta costruire dal "re", Luigi Giugliano. Sul palazzo del Comune franato giovedì è stata affissa una mail con una dettagliata segnalazione di pericolo della II Municipalità, a firma del consigliere Salvatore Castiello e dell' assessore Gianfranco Wurzburger, dell' 11 giugno. «La gente di Forcella più volte ha denunciato i pericoli, sottolineando anche la costruzione di alcune costruzioni abusive e manifestano il cambiamento di mentalità - denunciano Wurzburger e Castiello - Bisogna rimuovere i tubolari che ormai esistono soltanto in questa zona della cittàe ristrutturare gli edifici con i fondi per il centro storico». La risposta sintetica dell' assessore al Patrimonio è del 15 giugno. «Ho informato la direzione patrimonioe logistica - spiega oggi l' assessore Marcello Da Ponte - Purtroppo l' abuso edilizio è di un privato. Abbiamo diffidato i proprietari». «E allora ci lasciano morire? - si chiedono le 40 famiglie del vicolo - Ad ogni crollo transennano un nuovo pezzo di strada, alla fine ci mureranno vivi dentro casa». - CRISTINA ZAGARIA
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