Transennata la sua "casa", si è dovuta accontentaredi un totem pubblicitario per trascorrere la notte

NAPOLI - Mamaluk ha ritrovato i suoi topi. Dopo neanche ventiquattr’ore dallo sgombero, dalla bonifica e dalla derattizzazione. Si è dovuta accontentare, però. Il baldacchino della Torre Aragonese, la sua casa in via Marina, era transennato. A cinquanta metri, un totem pubblicitario è bastato per trascorrere la notte, per sistemare specchietti, pettini e qualcuno degli abiti vecchi e puzzolenti che di mattina ricicla al mercatino dei rom di piazza Garibaldi. I topolini, quelli con i quali Mamaluk parla, si tiene compagnia, ai quali dà da mangiare, non c’erano. Spaventati evidentemente dall’azione di forza di mercoledì mattina. Torneranno, ovviamente. Come è sempre stato da quattro anni a questa parte. E rincontreranno Mamaluk nella casa sulla Torre. La famiglia si ricomporrà. Raccontata così, sembra una fiaba, un film. Magari anche a lieto fine. Trasferita nel terzo millennio, la storia di Mamaluk che parla ai topi, che si fa accarezzare dai topi, che dorme con i topi, in una città che si professa civile, è semplicemente un’assurdità.
Povera Mamaluk, malata di mente e non assistita dai servizi della Asl. Povera Napoli che non ha la forza di gestire con i servizi sociali una situazione vergognosa. Poveri turisti che di Mamaluk hanno foto in tutte le pose. Le immagini del degrado, della sporcizia — Mamaluk fa i suoi bisogni in ogni dove — hanno fatto il giro dell’Italia intera. Mentre il rischio igienico-sanitario dilaga. Altro che influenza suina, per la quale sono allertati tutti gli ospedali cittadini, con tanta gente messa in isolamento solo sulla base di un sospetto della malattia.
Il bacio tra Mamaluk e suoi topi, purtroppo non è solo una bella suggestione fiabesca, è l’inconcepibile realtà di una Napoli arretrata, incivile. Ed irresponsabile. Un mese fa, attorno a un tavolo, riuniti dal presidente della Municipalità Mercato, Gianfranco Wurburger, c’erano i responsabili dei servizi sociali e della Asl 1: ebbene, quattro ore a dibattere senza decidere nulla. Con la burocrazia sull’applicazione della legge 180 (trattamento sanitario obbligatorio) che imperversava, mentre i topi continuavano a baciare, ad accarezzare Mamaluk. Mentre il rischio infezione aumentava. La donna, di origini tunisine, con un passato da insegnante (pare) e un marito che l’ha abbandonata, ha bisogno di cure mediche specifiche. I servizi sociali non bastano. E il paradosso è che non si capisce se a prelevarla debba provvedere un’ambulanza del 118 (primo intervento) o quella della Asl. Lei, intanto, resta dov’è. Con la lucida follia della donna che parla ai topi. Napoli assiste al film della vergogna.
Monica Scozzafava28 agosto 2009
Povera Mamaluk, malata di mente e non assistita dai servizi della Asl. Povera Napoli che non ha la forza di gestire con i servizi sociali una situazione vergognosa. Poveri turisti che di Mamaluk hanno foto in tutte le pose. Le immagini del degrado, della sporcizia — Mamaluk fa i suoi bisogni in ogni dove — hanno fatto il giro dell’Italia intera. Mentre il rischio igienico-sanitario dilaga. Altro che influenza suina, per la quale sono allertati tutti gli ospedali cittadini, con tanta gente messa in isolamento solo sulla base di un sospetto della malattia.
Il bacio tra Mamaluk e suoi topi, purtroppo non è solo una bella suggestione fiabesca, è l’inconcepibile realtà di una Napoli arretrata, incivile. Ed irresponsabile. Un mese fa, attorno a un tavolo, riuniti dal presidente della Municipalità Mercato, Gianfranco Wurburger, c’erano i responsabili dei servizi sociali e della Asl 1: ebbene, quattro ore a dibattere senza decidere nulla. Con la burocrazia sull’applicazione della legge 180 (trattamento sanitario obbligatorio) che imperversava, mentre i topi continuavano a baciare, ad accarezzare Mamaluk. Mentre il rischio infezione aumentava. La donna, di origini tunisine, con un passato da insegnante (pare) e un marito che l’ha abbandonata, ha bisogno di cure mediche specifiche. I servizi sociali non bastano. E il paradosso è che non si capisce se a prelevarla debba provvedere un’ambulanza del 118 (primo intervento) o quella della Asl. Lei, intanto, resta dov’è. Con la lucida follia della donna che parla ai topi. Napoli assiste al film della vergogna.
Monica Scozzafava28 agosto 2009
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