Il percorso classico dello «struscio» è uno slalom tra gli ambulanti La denuncia della municipalità: pochi fondi per la manutenzione
PIETRO TRECCAGNOLI - IL MATTINO - Toledo di giorno, peggio che andar di notte. Fare il flaneur al buio è una sfida alla propria incolumità fisica, tra moto che fanno le gare sui marciapiedi e cumuli di cartoni abbandonati dai commercianti. Ma Toledo di giorno è la zella elevata a struscio, è un’altra isola che non c’è con auto e furgoni circolanti a tutte le ore del giorno, carico scarico consegna senza una regola, con scooter che l’attraversano in barba a ogni controllo, su e giù come api attorno al miele dei Quartieri. La strada simbolo di Napoli, quella dove sciamano i turisti dall’Archeologico al Plebiscito, quella che Stendhal spudoratamente definì indimenticabile e Melville paragonò a Broadway, sì proprio quella, è l’emblema oggi di una città prolassata, incapace persino di riparare i basoli ballerini dei marciapiedi, di bloccare chi infrange il divieto da zona a traffico limitato, di dare una bella lavata, ché il nero appiccicoso di schifezze percolanti si allarga come un blob attorno a fioriere, talvolta in bilico sulla loro stessa base bianca, piene solo di inutile terra, cartacce e bottiglie, e attorno ai cestini eternamente traboccati. Come via Chiaia, peggio di via Chiaia. Più di centoventi anni fa, nel 1884, ai tempi di Matilde Serao forse si stava anche meglio. «Via Roma» annotava la scrittrice «malgrado le premure degli spazzini, non arriva mai a detergersi». Un tempo erano persino premurosi gli operatori ecologici, oggi bisognerebbe prima trovarne, perché le insidie delle sporcizia le conosce il pedone. Ma più pericolosi sono i basoli dei marciapiedi. A Napoli la parola manutenzione è considerata alla stregua di una bestemmia. Si preferiscono le inaugurazioni. Insolitamente per la città, a Toledo, i sanpietrini della carreggiata stradale resistono. Il punto debole sono le mattonelle dei marciapiedi. Sono fatte di pietra etnea e sono sottili, tanto da non reggere il peso dei camioncini che spesso stazionano a giornate intere. soprattutto attorno al Banco di Napoli. E proprio il tratto che dalla sede centrale dell’istituto di credito arriva al cantiere del metrò è il più disastrato. Tanto che nei pressi del Ponte di Tappia, su un’area tutta sgarrupata, hanno collocato, misera cautela, una transenna. L’ultimo restyling di Toledo risale appena a un paio di anni fa. Della manutenzione dovrebbe occuparsi direttamente il Comune che, quando furono istituite le Municipalità (via Toledo fa parte della seconda), stabilì che si sarebbe occupato delle strade principali (com’è appunto Toledo) lasciando all’amministrazione di quartiere il compito di provvedere alle secondarie. «Ma il Comune non se ne cura» spiega l’assessore municipale Gianfranco Wurzburger. «E a noi tocca fare i supplenti». Con quali mezzi? «Qualche giorno fa ci sono stati assegnati 44mila euro per la manutenzione urgente. Una cifra irrisoria per una Municipalità che va dal corso Vittorio Emanuele al corso Arnaldo Lucci». In pratica si riesce a dare una risistematina qua e là, un mestolo di catrame nelle gengive sdentate dei sanpietrini, una pezza a colore dove serve. Ma non è finita. I lavori, spesso e volentieri, non si riescono a fare: le imprese che si aggiudicano gli appalti quasi subito rinunciano. Perché? «Perché i pagamenti» aggiunge Wurzburger «sono fatti dai 18 ai 24 mesi dopo l’assegnazione e nessuna impresa se la sente di aspettare tanto». Il danno, la beffa e aggiungiamoci pure un pernacchio. In questo scenario dove la sporcizia è la bandiera da sventolare a beneficio dei turisti che fotografano tutto, elettrizzati come cani da caccia immersi in una casbah di puzze mediorientali, qui i cartelli marroni dell’azienda di soggiorno fanno più male di un pugno in faccia: indicano il nome e l’età dei palazzi storici, vera doppia quinta alla strada che segnò «il primo passo fatto da Napoli verso la civiltà moderna» (così parlò Dumas). Sembrano loro fuori posto, come le eterne bancarelle (foulard a due o tre euro), o la cartomante che nell’era di internet continua a leggere le i tarocchi dietro il suo tavolino vicino all’ex Rinascente o l’ultimo invecchiato sciuscià davanti alla Galleria. Che ci fanno qui? Toledo è il regno dello scooter in sosta selvaggia accanto al marciapiede (l’apoteosi è tra via Diaz e piazza Carità e a via Baracca), del mercatino dei nuovi pannazzari dagli occhi a mandorla (la loro base è a via Toti). Da qualche giorno, nelle ore canoniche, non si vedono gli africani con le loro borse false e i loro cd pezzotti. Esercito e finanza fanno da dissuasori. Ma è un magra consolazione: si risolve sempre e solo l’ultimo dei problemi. Togli il lenzuolo con la merce illegale e trovi la città sconnessa.
1 commento:
perdonatemi, ma i rappresentanti della seconda municipalità non fanno altro che, dinanzi a ogni problema, affermare la scarsità dei fondi. Al di là dell'evidente inutilità delle municipalità, non credo che fosse questo lo scopo perseguito con la creazione delle municipalità: ovvero pagare qualcuno per scaricare su altri le responsabilità del degrado in cui versa la città.
Iniziate ad assumervi le vostre responsabilità oppure dimettetevi con un gesto clamoroso ed eclatante se vi siete resi conto che non siete in grado di portare avanti il vostro mandato.
A Napoli si buttano fior di quattrini per rifare strade e marciapiedi, ma bastano pochi giorni per veder riaffiorare buche, avvallamenti e disastri vari. C'è qualcuno che è responsabile? C'è qualcuno che possa consigliare di non mettere più fioriere perché non c'è lo straccio di un giardiniere che vada a curare le piante e non c'è lo straccio di un inserviente che le pulisca? Un buon politico del territorio dovrebbe occuparsi anche di queste cose.
saluti
Paolo Carotenuto
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