sabato 6 dicembre 2008

Sant’Agostino alla Zecca blitz di Sepe: fate presto



«La riapriremo nel 2010, sarà punto d’incontro dei giovani»



PIETRO TRECCAGNOLI - IL MATTINO - Ha voluto visitarla tutta: le navate, i sotterranei dove ancora ci sono tombe e ossa, la sacrestia affrescata, il chiostro e la sala capitolare che, da tempo, appartengono a privati. Il cardinale Crescenzio Sepe è entrato per la prima volta nel complesso conventuale di Sant’Agostino alla Zecca, tra il corso Umberto e Forcella, dopo averlo ammirato dall’esterno qualche mese fa. «Mi avevano detto che era bella» ha esclamato estasiato «ma non mi aspettavo tutte queste meraviglie». La chiesa è chiusa dal terremoto del 1980 e recentemente il ministro Sandro Bondi ha stanziato un milione e seicentomila euro per portare avanti i lavori di restauro. «Restituiremo la chiesa al quartiere» ha annunciato il cardinale. E ha spiegato che trasformerà la chiesa, attualmente gestita dal Fec (fondo edifici di culto), in una rettoria. «Sarà riconsegnato alla liturgia, all’uso ecclesiastico» ha aggiunto «ma deve anche essere un punto d’incontro per i giovani di Forcella, per contribuire al superamento delle condizioni di disagio». Ad accompagnarlo, facendo anche da ciceroni, c’erano il sovrintendente al Polo museale, Nicola Spinosa, e quello ai beni architettonici, Stefano Gizzi, insieme a Cosimo Tarì, responsabile e progettista del restauro. Con loro, tra gli altri, Gianfranco Wurzburger e Salvatore Castiello del Comitato di Sant’Agostino alla Zecca che da dieci anni si batte per la restituzione alla città di uno dei suoi maggiori capolavori architettonici. Sua Eminenza, con la curiosità di uno studente modello, s’è fatto spiegare le particolarità dell’edificio sacro: «È un segno della storia artistica di Napoli e anche della Chiesa universale. Per me è stata una grande scoperta. Che peccato che è ridotta così. Se un gioiello come questo l’avessero gli americani lo esaltebbero al massimo». Per la prima volta è stato possibile visitare il chiostro, al quale si accede da un palazzo del Rettifilo. È uno spazio che, assieme alla gotica sala capitolare, appartiene a uno studio legale. In passato c’erano stati gli uffici dell’Agenzia per le Entrate e poi le aule dell’Istituto Navale. Sono parti essenziali del complesso monastico. Un rappresentante dello studio, che ha accompagnato il cardinale nella visita, s’è detto disponibile a sedersi a un tavolo per trattare iniziative per le parti «separate». Sull’«utilizzo improprio» e sulle «reiterate manomissioni» c’è stata nei giorni scorsi anche un’interrogazione parlamentare firmata da cinque deputati del Pd (Salvatore Piccolo, Sergio D’Antoni, Luisa Bossa, Pasquale Ciriello ed Eugenio Mazzarella). I lavori per recuperare le strutture portanti di Sant’Agostino dovrebbero durare almeno due anni. «Fate bene, buono e presto» si è raccomandato Sepe alle maestranze. «Per il 2010 questa chiesa deve essere di nuovo aperta a fedeli e napoletani». Il restauro, ha spiegato Gizzi, sta avvenendo con metodi tradizionali e non invasivi e si punta a recuperare anche quel che resta del prezioso pavimento, integrando le parti mancanti con pietre locali. Dopo la messa in sicurezza si partirà con i lavori di ripristino della parte decorativa. E anche qui c’è molto da fare: tra affreschi, sculture e tele, lo scrigno prezioso ha ancora tanto da mostrare.

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