
Sant’Agostino Sos al governo: fondi scarsi
A ventotto anni dal terremoto, la chiesa di Sant’Agostino alla Zecca, versa nel completo degrado. Dopo una visita di alcuni parlamentari campani, partono due interrogazioni per chiedere fondi.
Erbacce sul tetto, opere trafugate, pavimento rotto Così la chiesa-gioiello a 28 anni dal terremoto

SILVIA PEPE Il tetto è ricoperto di erbacce, il portone di legno antico è andato in fumo in un incendio, i pavimenti sono dissestati. La chiesa di Sant’Agostino alla Zecca, a ventotto anni dal terremoto, si presenta ancora così: quasi completamente abbandonata, lavori di ristrutturazione a passo lento, un patrimonio nascosto inestimabile, oggetti e suppellettili di valore ormai da buttare. Il monumento, costruito nel XIII secolo per volontà di Carlo I d’Angiò, necessita di un restauro definitivo oltre al rifacimento della facciata, del chiostro e del campanile. Per sollecitare il recupero, nel ’98, è nato il comitato di Sant’Agostino alla Zecca. Cittadini e abitanti del quartiere Pendino ma anche esponenti della politica e della cultura hanno aderito al progetto: qualche giorno fa il ministro Bondi ha annunciato un finanziamento di un milione e 600 mila euro per portare a termine l’opera. Ma il comitato rilancia. Quel denaro non basta. E ieri, nel giorno del ricordo del terremoto, ha organizzato insieme con il Comune una visita guidata per un gruppo di parlamentari per fare loro scoprire i tesori della chiesa. Con un Cicerone d’eccezione, monsignore Vincenzo De Gregorio, direttore del conservatorio di San Pietro a Majella. «Negli ultimi trent’anni la chiesa è stata molte volte depredata – dicono Gianfranco Wurzburger e Salvatore Castiello, esponenti del comitato – la maggiore parte dei dipinti e dei preziosi arredi è in deposito ma non sappiamo quanto e cosa sia sparito in tutto questo tempo. E vi sono alcuni lati oscuri sulla vicenda di questa chiesa». Ai parlamentari Teresa Armato, Maria Fortuna Incostante e Salvatore Piccolo (Pd) e Marcello Di Caterina (Pdl) viene così spiegato che alcune sezioni del monumento, chiostro e campanile, non sarebbero più di proprietà del Fec (Fondo edifici di Culto) ma di un privato. Dell’atto di vendita, però, non si è trovata nessuna traccia. Il comitato comunque pare abbia trovato nuovi alleati. Le senatrici Incostante e Armato hanno ribadito la loro volontà di presentare una interrogazione a Palazzo Madama perché si aumenti il budget di spesa per il restauro. «Il salvataggio del monumento – spiega la Armato – rappresenterebbe anche un mezzo per la riqualificazione di tutto il quartiere». E Di Caterina, annunciando la sua intenzione di rivolgersi alla Camera per un incremento dei fondi, punta però il dito contro il Comune che non sarebbe riuscito a sfruttare i 220 milioni di euro messi a disposizione dell’Unione europea per il recupero di tutto il centro storico: «A dicembre verranno gli ispettori dell’Unesco, rischiamo di perdere quel posto d’onore che ci è stato riservato come patrimonio dell’umanità».
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