domenica 13 aprile 2008

Carmine, no degli sfollati «Meglio restare in chiesa»

Bocciata l’ipotesi via Stadera. Nuovo sit-in
Nulla di fatto. Non sono state trovate ancora soluzioni per i 348 sfollati che hanno occupato la chiesa. Per il settimo giorno consecutivo la basilica del Carmine rimane occupata dai senza casa di Melito. Bocciata l’ipotesi di trasferimento del sito individuato dal Comune in via Stadera. Due rappresentanti degli sfollati insieme all’assessore Giorgio Nugnes hanno visitato il sito e hanno respinto l’offerta. Essenzialmente per un motivo: non può ospitare più 50 persone. Impossibile la soluzione per 348. Oggi tavolo in prefettura. Non è escluso che il prefetto possa convocare i 18 comuni di residenza degli sfollati e imporre loro di trovare una soluzione. Al tavolo dovrebbe sedere anche la Regione. Situazione ingarbugliata e tesa fino a tarda sera, con due manifestazioni di proteste degli sfollati. La prima sotto la Prefettura. È intervenuta la Digos che ha identificato i manifestanti, ma non ci sono stati incidenti. L’altra manifestazione è stata inscenata da 30 donne del quartiere che hanno minacciato di strappare il certificato elettorale se non viene restituito loro il luogo di culto. Una teatrale e pacifica protesta svoltasi proprio all’esterno della basilica e conclusasi dopo pochi minuti. Nel pomeriggio invece c’era stato un vertice a Palazzo San Giacomo fra il sindaco Iervolino e l’assessore Ferdinando Di Mezza per cercare di trovare altri immobili. Così l’assessore descrive la situazione: «A Napoli non ci sono case libere. Quello che possiamo fare è individuare un altro ricovero provvisorio ma serve del tempo, almeno 3-4 giorni. Così tuttavia non si risolve il problema». Quanto alle accuse al Comune, secondo cui da sei mesi era a conoscenza della questione che a Melito ci sarebbe stato lo sfratto, Di Mezza replica così: «Non capisco le nostre responsabilità: dovevamo occuparci di problemi di altri Comuni? Ho partecipato a riunioni in Regione alle quali però mancavano sempre i comuni di residenza dei 348 che ora sono al Carmine. E sia ben chiara una cosa, a Napoli, lo ripeto, non ci sono case disponibili perché non ce ne sono proprio». In ogni caso Di Mezza ha chiesto ai vigili urbani e alle forze dell’ordine di «attenzionare» gli immobili comunali perché si temono occupazioni. Resta aperta la questione della denuncia fatta dai padri carmelitani che hanno chiesto alle autorità di intervenire e liberare la chiesa. Una richiesta che sta facendo discutere. Don Luciano Scaccaglia, parroco della chiesa Santa Cristina a Parma, non ha condiviso l’iniziativa del Terz’Ordine Carmelitano: «Una richiesta fuori da ogni logica umana e cristiana - dice - Nel 2005 ho accolto nella mia chiesa un gruppo di 25 immigrati che non aveva un posto dove stare». Poi ancora su Napoli: «Nella mia chiesa - ricorda don Luciano - quando c’è stata l’occupazione, è stata una cosa capita da quasi tutti i parrocchiani. La chiesa è sì un luogo di culto ma anche e soprattutto un luogo dove si trova il popolo. Storicamente, è sempre stata un luogo di asilo per i perseguitati, ed è giusto che oggi lo diventi per chi è sfrattato e non ha nulla». Fibrillazione nella Municipalità di riferimento, dove l’assessore Gianfranco Wurzburger praticamente sta svolgendo un ruolo di mediazione molto importante e ricorda: «Non bisogna mai dimenticare che stiamo compiendo un’azione umanitaria e qualsiasi cosa si faccia, questa è la certezza che deve accompagnare ogni mossa». luigi roano IL MATTINO 11.04.2008

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