martedì 8 aprile 2008

Chiesa occupata, via al censimento e tra gli sfollati scoppiano tafferugli

Il Comune: individuato un immobile, oggi si decide
di Cristina Zagaria REPUBBLICA

Quarta notte in chiesa e terzo giorno di attesa, tra censimenti e tafferugli per i 348 sgomberati da Melito, che vivono nella chiesa del Carmine. In serata, dopo l´ennesimo incontro andato a vuoto in prefettura e l´ennesima risposta negativa dell´esercito di aprire una caserma dismessa, da Palazzo San Giacomo arriva la notizia: «Stiamo valutando diversi immobili comunali. Abbiamo bisogno ancora di 24 ore». Un´altra notte in chiesa. Un altro giorno di ricerche. E la situazione si complica. L´assessore Giorgio Nugnes parla di «speculazione». «Stiamo valutando diverse ipotesi - dice Nugnes - Dopo l´ultimo censimento della polizia municipale, il numero degli sfrattati risulta più che raddoppiato rispetto ai dati precedentemente comunicati. È quindi evidente che è in atto un tentativo di speculazione, al quale l´amministrazione comunale non può e non deve dare risposta, da parte di chi non ha alcun titolo ad ottenere alloggi a discapito di altri cittadini aventi diritto in quanto inseriti regolarmente nelle graduatorie». In una prima lista del Comune, infatti, si parlava di circa 130 persone, ma nella chiesa del Carmine in questo fine settimana c´è stato un via vai di circa 400 persone. Alla fine i conti ufficiali parlano di 91 nuclei familiari per un totale di 348 persone; 115 minori sotto i 14 anni, che vanno a scuola nei comuni di Melito, Arzano e Giugliano; 10 donne incinte e un neonato. «Noi abbiamo solo la dignità. Non ci è rimasto altro e non la svenderemo. Non accetteremo di essere ammassati come animali o soluzioni non sicure per i nostri figli. Avevamo una casa, ce l´hanno tolta. Ora chiediamo solo un posto dove vivere come esseri umani» dice Adele Castiello, portavoce delle donne di Melito. La giornata di ieri così è trascorsa tra speranze, attese e piccoli gesti di solidarietà del quartiere: «Ci hanno portato taniche di acqua calda per lavare i bambini e ci hanno offerto anche di usare i loro bagni» dice Giovanna, che abbraccia la piccola Lisa, 3 anni. Altre 24 ore di bivacco, tra la navata, le cappelle laterali e la sacrestia. Le brandine sono arrivate fin sotto l´altare. Ancora sospese tutte le funzioni liturgiche.
Due i momenti di tensione. Il primo quando i vigili urbani chiedono di censire i presenti. La reazione è stata durissima. Le donne si sono barricate in chiese. Solo grazie alla mediazione dell´assessore della II Municipalità, Gianfranco Wurzburger, i vigili dell´ottava unità operativa, due ore dopo riescono a entrare nel Carmine. Il secondo allarme verso le 19. La questura dopo 72 ore decide di togliere il presidio fisso. Andata via la volante sul sagrato della chiesa scoppia una rissa tra gli sgomberati stessi. In serata il lampeggiante blu del 113 torna a illuminare piazza del Carmine e la situazione è di nuovo sotto controllo. «Stiamo valutando la disponibilità di un´immobile comunale di 280 metri quadri in via Stadera, ad angolo con via Cupa Santa Croce, a Poggioreale» dicono nel primo pomeriggio i tecnici nel Comune. Ma a censimento ultimato l´ipotesi traballa, l´immobile non è adeguato. Così, il sindaco Rosa Russo Iervolino (che si sta occupando personalmente del problema) insieme con l´assessore Giorgio Nugnes (dall´inizio in prima linea con la Protezione civile) e l´assessore al Patrimonio Ferdinando Di Mezza prendono un altro giorno di tempo. Vedetta sul territorio rimane Wurzburger. E a una settimana dallo sgombero dei cinque edifici in via Giulio Cesare a Melito (l´operazione ordinata dalla Procura risale a mercoledì scorso) e a quattro giorni all´occupazione della chiesa del Carmine il caso dei 348 sgomberati non è più solo un´emergenza sociale. La Iervolino dice: «Questo è un problema del quale Napoli si fa carico per ragioni di umanità e di solidarietà, ma si tratta di persone che risiedono a Melito, e che sono state sgomberate da Melito». Ma i commissari del Comune di Melito parlano di emergenza «annunciata e ignorata». L´amministrazione, sciolta per infiltrazioni mafiose, è gestita dallo scorso 18 gennaio da una terna di commissari prefettizi.
«Da febbraio, cioè da due mesi prima dello sgombero, abbiamo scritto alla Regione per chiedere un tavolo tecnico con tutti i comuni interessati - spiega uno dei tre commissari, Francesco Massidda - Ci sono almeno cinque lettere inviate alla Regione, al Comune di Napoli, di Giugliano, di Arzano. Dei nuclei familiari sfrattati dalle palazzine di via Giulio Cesare, solo 4 sono di Melito, una settantina sono di Napoli e altri sono di Giugliano, Arzano, Casandrino. Doveva essere un problema gestito da tutti. Noi abbiamo fatto il possibile, senza sottrarci a nessun dovere prima umano e poi istituzionale». Antonio D´Acunto, altro commissario, ribadisce che Melito aveva lanciato per tempo l´sos per questo sgombero: «Ma nessuno ci ha dato ascolto». «Ci troviamo tra incudine e martello - aggiungono i commissari prefettizi - Purtroppo non abbiamo case popolari a disposizione e non possiamo davvero trovare una sistemazione per queste famiglie, né potevamo impedire alla magistratura di sgomberare gli edifici».
(08 aprile 2008)

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